L’autoefficacia influisce molto sul comportamento e solitamente, le persone tendono a intraprendere compiti che richiedono un alto livello di autoefficacia evitando quelli dove è bassa. Tuttavia, quando l’autoefficacia è significativamente superiore alle capacità effettive della persona può portare a una sopravvalutazione delle capacità dell’individuo stesso. D’altro canto, un’autoefficacia significativamente inferiore scoraggia lo sviluppo di nuove competenze e la crescita personale.
Il livello ottimale di autoefficacia dunque, è leggermente al di sopra delle capacità effettive della persona. Questo livello incoraggia l’individuo ad affrontare compiti impegnativi acquisendo nuove esperienze.
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Motivazione
L’autoefficacia può influenzare la motivazione sia in modo positivo che negativo. Un’elevata autoefficacia comporta una maggiore probabilità di agire attivamente e persistere malgrado le difficoltà fino al completamento del compito, mentre la bassa autoefficacia può portare a uno stato di impotenza appresa, ovvero un atteggiamento di rinuncia nel cambiare e migliorare le situazioni che in realtà possono essere affrontate.
Martin Seligman in diversi esperimenti mostra chiaramente questo concetto. Un esperimento condotto su animali in laboratorio mostra come gli animali posti in una gabbia in cui era possibile sfuggire a delle scosse somministrate semplicemente spostandosi in una parte diversa della gabbia, non tentavano attivamente di evitare le scosse se in precedenza erano stati posti in una gabbia in cui non era possibile sfuggire agli shock. La bassa motivazione può portare dunque a uno stato per cui l’individuo ritiene che nessuno sforzo farà la differenza circa il successo del compito.
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Performance lavorative
La teoria dell’autoefficacia riscontra un’alta applicabilità nel contesto lavorativo. Una meta analisi che ha preso in considerazione 114 studi ha mostrato una forte correlazione positiva tra autoefficacia e lavoro. La forza di questa relazione è tuttavia moderata dalla complessità del compito in quanto, per i compiti più complessi la correlazione risulta essere più debole. Inoltre, anche il contesto ambientale influisce sulla correlazione. Nell’ambiente di lavoro reale, spesso caratterizzato da richieste ambigue e feedback carenti, la relazione appare più debole rispetto ai contesti controllati di laboratorio.
Queste ricerche suggeriscono che fornire istruzioni chiare e gli elementi di supporto essenziali, inclusa la formazione dei dipendenti nello sviluppo della propria autoefficacia, predice il successo lavorativo dei dipendenti, inoltre, i manager dovrebbero tenere conto dell’autoefficacia quando selezionano i candidati per programmi di sviluppo e formazione. È stato riscontrato che un’elevata autoefficacia non solo porta a prestazioni lavorative più elevate ma facilita anche l’apprendimento.
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Modelli di pensiero e risposte
L’autoefficacia ha diversi effetti sul modo in cui le persone pensano. Una bassa autoefficacia può indurre le persone a credere che i compiti siano più difficili di quanto in realtà sono, mentre un’eccessiva autoefficacia può indurre a sottovalutare la difficoltà del compito. Tutto questo si può tradurre in una scarsa pianificazione delle attività e aumentare il livello di stress.
Persone con bassa e alta autoefficacia rispondono in maniera diversa agli ostacoli, ai successi e ai fallimenti. Le persone con un’elevata autoefficacia tendono ad avere una visione più ampia di un compito e questo permette di impostare un piano d’azione migliore. Inoltre, gli ostacoli spesso stimolano le persone con alta autoefficacia portandoli a compiere sforzi maggiori, mentre una persona con bassa autoefficacia tenderà alla rinuncia.
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Comportamenti orientati alla salute
Numerosi studi sull’adozione di pratiche sanitarie corrette hanno misurato l’autoefficacia dei partecipanti per valutare il successo di un potenziale cambiamento comportamentale. Con una maggiore autoefficacia, gli individui hanno maggiore fiducia nelle proprie capacità e quindi hanno maggiori probabilità di impegnarsi in comportamenti sani che portano a loro volta a una migliore qualità di vita.
Le decisioni importanti e di conseguenza i comportamenti che influiscono sulla salute che dipendono dall’autoefficacia sono numerosi come ad esempio il fumo, l’esercizio fisico, la dieta. In tal senso, l’autoefficacia influenza il livello a cui le persone fissano i propri obiettivi di salute, come ridurre il fumo oppure smettere del tutto di fumare.
Relazione con il locus of control
Bandura ha mostrato che la differenza nell’autoefficacia correla con visioni del mondo estremamente diverse. Le persone con alta autoefficacia generalmente credono di avere il controllo delle proprie vite attraverso le azioni e decisioni che quotidianamente prendono, mentre un basso livello di autoefficacia può portare la persona a credere di non avere il pieno controllo sulla propria vita. Questo può portare a differenze anche nel giudicare i successi e i fallimenti.
Una persona con alta autoefficacia giudicherà il proprio successo o fallimento come il risultato del suo impegno e lavoro, mentre una persona con bassa autoefficacia tenderà ad attribuire e giustificare i risultati positivi e negativi a fattori esterni al proprio controllo.
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Fattori che influenzano l’autoefficacia
Bandura identifica quattro fattori fondamentali che influenzano l’autoefficacia di una persona:
- L’esperienza o realizzazione attiva: è il fattore più importante in quanto il successo aumenta l’autoefficacia mentre il fallimento tende ad abbassarla;
- La modellazione o esperienza vicaria: la nostra autoefficacia aumenta quando vediamo che qualcuno ha avuto successo, mentre diminuisce quando altre persona falliscono. Questo fattore è tanto più importante quanto ci identifichiamo alla persona di riferimento. La modellazione è particolarmente utile per le persone che sono insicure di se stesse;
- La persuasione sociale: con questo termine si indica l’incoraggiamento diretto oppure lo scoraggiamento da parte di un’altra persona;
- Fattori fisiologici: in situazione di stress, la percezione delle risposte fisiologiche del nostro corpo può alterare notevolmente l’autoefficacia. In tal senso, non è la risposta fisiologica in sé che va a modificare l’autoefficacia ma l’interpretazione dell’individuo a tale risposta.