Specializzazione orizzontale e verticale del lavoro

Lavorare gratifica l’uomo e gli permette di vivere, oltre che di aumentare la propria cultura e abilità personale, dandogli inoltre delle motivazioni per alzarli dal letto durante il giorno. In un mercato del lavoro sempre in evoluzione, dove inoltre c’è una grande fluttuazione e restringimento dei posti e dell’offerta disponibile, sta aumentando da molti anni a questa parte la concezione comune per la quale si considerano specializzati solo determinati lavori senza considerare che specializzazione non designa solo il possesso o l’aver completato un certo percorso di studi. Inoltre, è necessario anche tenere in considerazione che la specializzazione del lavoro è un concetto mutevole che può essere utilizzato con significati e scopi diversi: la specializzazione può infatti essere sia verticale che orizzontale. Di seguito un piccolo vademecum sui significati e le differenze intercorrenti sotto questo profilo, oltre che le peculiarità e caratteristiche di ognuno all’interno della sociologia applicata al lavoro.

La specializzazione del lavoro in generale

All’interno della società le persone si inseriscono e vivono in base alle loro competenze, svolgendo lavori e compiti confacenti ai propri gusti e ai motivi per il quale hanno studiato o fatto esperienza. Da molti anni a questa parte, specialmente con l’aumento esponenziale di quelli che sono i titoli di studio e i modi per ottenerli, si è diffusa la mentalità collettiva per cui è specializzato solamente il lavoro prestato da parte di un grande laureato, come ad esempio il neurochirurgo che opera in sala, oppure da un ingegnere che progetta ex novo un intero stabile o appartamento in pieno centro storico. Al contempo, per esempio, si prenda il caso di un operatore di macchina pesante all’interno di una catena di montaggio ovvero di un magazzino dedito all’assemblaggio di oggetti delicati: il suo lavoro è anch’esso fortemente specializzato e non può essere svolto da chi possiede un titolo di studio, ma solamente da chi ha sapientemente mischiato teoria a tanta pratica, ottenendo esperienza manuale; di contro un operaio specializzato non sarebbe in grado di fare il dottore: la situazione della specializzazione lavorativa è dunque reversibile e meno banale di quanto si creda o si voglia far credere.

Ne deriva allora che il significato della specializzazione è mutevole sia per quanto riguarda il punto di partenza e la dottrina della sociologia del lavoro, sia per quanto riguarda l’effettiva fattualità riscontrabile nella realtà. Prendendo ad esempio un’azienda tipizzata, i vari compiti interni in cui è suddiviso il lavoro e che permettono il suo funzionamento richiedono agli impiegati competenze diverse, tali per cui la specializzazione del lavoro può essere indicata e definita con vari significati, non opposti ma quanto meno divergenti: ovvero specializzazione verticale e orizzontale.

Specializzazione del lavoro in orizzontale

Per quanto riguarda la specializzazione del lavoro orizzontale, la sua definizione tende a tenere in considerazione l’ampiezza delle competenze e abilità richieste al professionista che ricopre un certo ruolo all’interno di un’azienda o qualsiasi altra unità organizzativa per lo svolgimento delle attività a lui incaricate. In sostanza, più una mansione o un inquadramento richiede l’esecuzione di un numero piccolo di compiti, più è richiesta questa specializzazione. Un lavoro specializzato orizzontalmente, infatti, richiede all’impiegato l’esecuzione di pochi compiti che, a volte, sono pregni di responsabilità. A volte si tende a confondere questo inquadramento delle attività con il fatto che un lavoro molto orizzontale sia ripetitivo ma non è proprio così: ad esempio, è orizzontale l’attività del medico di famiglia, il quale solitamente occupa gran parte della sua attività a prescrivere farmaci e visitare in ambulatorio i pazienti. Tuttavia, visto quanto è complesso arrivare ad una diagnosi, il grado di complessità è elevato e richiede una costante attenzione e utilizzo delle proprie competenze.

Specializzazione del lavoro in verticale

Come se ne desume, invece, dalla sua specificazione, un lavoro specializzato verticalmente non fa riferimento diretto alle mansioni attribuite alla persona quanto piuttosto al grado di controllo che è posto sull’effettuazione delle stesse, ovvero se è sottoposto ad un altro lavoratore che avrà il compito di valutarne e giudicarne l’operato prima di renderlo effettivo oppure subito dopo la sua effettività. Ne deriva dunque che un lavoratore è poco specializzato in maniera verticale se ogni sua azione o manovra viene sottoposta prima di essere definita ad altre persone, con un grado sempre più crescente di soggezione tanti quanti sono i controlli. Chi dunque gode della massima specializzazione verticale al lavoro è solitamente un manager aziendale ovvero il datore di lavoro stesso. Inoltre, solitamente, questa posizione lavorativa non corrisponde all’esecuzione di un numero di mansioni molto elevato, limitandosi appunto a supervisionare e dare l’ok all’operato dei sottoposti.

Dimensioni lavorative e specializzazione del lavoro

Gli studiosi di scienze del lavoro e gestionali hanno studiato bene il fenomeno per definirlo e codificarlo e Minzberg, uno dei più esimi accademici in materia per via delle sue ricerche e contributo al settore, è riuscito a individuare quattro combinazioni in cui questa differenza fra specializzazioni coesiste e viene utilizzata frequentemente; permettendo dunque ai datori di lavoro di poter inquadrare meglio i propri dipendenti, trattandoli di conseguenza.

Innanzitutto, c’è uno scenario dove alta orizzontale e verticale riescono a coesistere, dando vita solitamente a quei rapporti di lavoro dove il personale è poco qualificato ovvero senza qualifica, assolvendo solitamente a compiti elementari come ad esempio la pulizia interna ed esterna degli edifici, ovvero il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti prodotti da un’organizzazione o azienda.

Un secondo caso è quello dove vi è la commistione fra alta specializzazione orizzontale e bassa specializzazione verticale, situazione molto diffusa nelle aziende di grandi dimensioni dove si distingue sovente fra impiegati, quadri e così via. In questa categoria si inquadrano solitamente i compiti di direzioni a bassi livelli della struttura organizzativa, dove viene inoltre richiesto coordinamento, controllo, e direzione, seppur sottoposti ad una rigorosa supervisione da parte di altri lavoratori.

Il terzo caso teorizzato da Minzberg è quello dove coesistono sia la bassa specializzazione orizzontale che l’alta specializzazione verticale, che si riscontrar solitamente nel lavoro di direzione a bassi livelli della struttura e dove i compiti consistono nell’effettuazioone di poche attività ma c’è comunque una grossa autonomia in quanto i controlli superiori sono assenti o davvero molto limitati in tutti i sensi.

Infine, c’è il caso della bassa specializzazione orizzontale e verticale insieme: situazione solitamente spettante ai manager, non c’è una vera e propria specializzazione in senso stretto quanto più una visione d’insieme che permette il controllo.

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