La figura e l’attività del dirigente

La lingua italiana fornisce utili sostantivi per definire ciascun tipo di concetto ma talvolta, le differenze tra definizioni sono così labili da ingannare la memoria. Un esempio chiaro è rappresentato dalla differenza tra il ruolo del datore di lavoro e quello del dirigente, talvolta utilizzati come sinonimi, a cui si aggiunge quello del preposto.


Linguisticamente parlando e ragionando in termini di costruzione della macrostruttura aziendale, le prime due figure in particolare devono essere scisse perché non corrispondono al medesimo ruolo.

La composizione della line gerarchica all’interno della macrostruttura posiziona il datore del lavoro al vertice, in quanto soggetto avente una propria indipendenza decisionale e soprattutto economica. A quest’ultimo si deve la possibilità dei suoi subordinati di poter adempiere al proprio lavoro, in quanto creatore della stessa posizione lavorativa. Il datore di lavoro è colui che risulta giuridicamente responsabile della sottoscrizione di un patto di lavoro con il dipendente, a cui corrisponde un salario abilito in base alle linee del CCNL. Egli è responsabile del potere decisionale e di spesa ed il suo ruolo può derivare dalla sua posizione di amministratore delegato, di presidente del consiglio di amministrazione o di ulteriore componente del consiglio.

Il dirigente al contrario è inserito all’interno di un livello sottostante, fa le veci del datore di lavoro e delle sue linee di progettazione. Il numero dei dirigenti non è limitato ad uno, anzi nei contesti aziendali odierni è frequente che vi sia una classe dirigente composta da più soggetti di pari livello gerarchico.
Un datore di lavoro può essere anche un dirigente, ma non si verifica il contrario poiché il dirigente potrà essere delegato dal datore solo per alcune limitate mansioni, tra cui la scelta del Responsabile Antincendio nel protocollo di sicurezza mentre la compilazione di un DVR non può essere delegata, ma vige la necessaria compilazione e firma del datore.

Una figura ancora diversa che viene associata al dirigente è quella del preposto, il quale ricopre un ruolo specifico nel comparto della sicurezza sul lavoro. Il suo compito è quello di sovraintendere il lavoro degli altri, non ha un ruolo decisivo in fase di programmazione o organizzazione, ma deve assicurare il corretto svolgimento delle mansioni e attività da lui coordinate tramite la vigilanza sul lavoro dei dipendenti.

La sentenza numero 20600 del 9 settembre 2013 emanata della Corte di Cassazione ha dichiarato le specificità del ruolo del dirigente aziendale. Lo stesso, o gli stessi nel caso di più designati, è colui che viene incaricato della gestione dell’assetto aziendale in virtù del suo livello di competenza e delle linee guida fornite dal datore di lavoro. Nonostante l’alto livello di specializzazione, comunque il dirigente non è totalmente indipendente da altre figure superiori nelle sue azioni di gestione.

Le skills, o competenze, che un dirigente deve possedere per assolvere al meglio i suoi doveri rispondono alla capacità di autonomia, di potere, di fiduciarietà, senso di responsabilità, gestione dei dipendenti e del loro lavoro, di discrezionalità, alta professionalità e fermezza decisionale.
L’alta capacità di autonomia è il primo tra i requisiti minimi di un dirigente, poiché nonostante la sua dipendenza oggettiva dal datore di lavoro, egli è tenuto a garantire una gestione autonoma dell’azienda, degli aspetti decisionali e dei diversi binari su cui il progresso aziendale si sviluppa.
Il potere è saldamente legato all’autonomia citata, in quanto risponde alla responsabilità e al dovere di porre in essere decisioni in autonomia rispetto ad un dato intervento. La sua libertà di azione è vincolata solo dalla necessità di seguire le indicazioni fornite dal datore di lavoro, a cui sarà tenuto a fornire successive indicazioni circa i risultati ottenuti tramite applicazione del suo stile di leadership.
Fiduciarietà e discrezionalità sono due delle peculiarità fondanti il rapporto tra il vertice e il dirigente scelto.


La competenza della fiduciarietà è strettamente connessa alla tipologia di interrelazione che ha peculiarità diverse di quella che intercorre con altri dipendenti. La distanza tra le parti è minore in virtù delle responsabilità fornite da uno e assolte dall’altro, della funzione di mediatore tra i vertici e la base della macrostruttura aziendale ricoperta dal dirigente. Attraverso la capacità comunicativa e gestionale dello stesso si decidono le vere sorti dell’azienda in termini economici, di collaborazioni e di rapporto lavorativi interni.


Il rapporto sancito tra le due figure citate pone alle sue basi, quindi, la discrezionalità del dirigente che consiste nella capacità di essere autonomo rispetto al datore di lavoro sul piano decisionale e proattivo della gestione.


Il carattere di alta responsabilità deriva proprio dalla natura così fatta del rapporto datore-dirigente, in quanto essa rappresenta la capacità del dirigente di assolvere su di sé le conseguenze e i rischi relativi alle sue scelte decisionali. La subordinazione del dirigente è ascritta specificatamente in ambito economico e di risultati ottenuti, le responsabilità di azione vertono direttamente sulla sua figura.
Alla resposabilità si ricollega anche la competenza sulla gestione del lavoro dei dipendenti, siano essi direttori, operai capo-lavoro delle figure generali subordinate, i quali vedono nel dirigente il riferimento più prossimo, rispetto al datore di lavoro, con competenze superiori ai singoli referenti dei centri di responsabilità presenti in ciascun settore.


Gestione dei flussi di lavoro e le strategie di azione dell’intero comparto aziendale necessitano non solo di responsabilità ma anche di fermezza decisionale da parte del dirigente, tale per cui non si intercorra mai nella compromissione degli obiettivi aziendali e nell’organizzazione stessa.

Ciascuna delle caratteristiche presentate circa la figura del dirigente, vedono all’interno del carattere di alta professionalità la sintesi più opportuna in quanto essa fa riferimento al possesso di soft skills e hard skills, competenze trasversali e capacità tecniche specifiche, le quali garantiscono la presenza di una figura specializzata e totalmente competente.


La figura e il ruolo del dirigente, dunque, assolve i caratteri altamente professionali citati nella Gazzetta Ufficiale: competenze tecnico-professionali qualitativamente e quantitativamente idonee alla disciplina e alla organizzazione interna di ciascuna azienda.

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