Modello organizzativo 231

I modelli organizzativi sottostanno alle norme del Decreto legislativo 231/2001 e riguardano i modelli di organizzazione, gestione e controllo delle aziende per ciò che attiene alla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche. Per la prima volta è stato introdotto nel nostro ordinamento il concetto di responsabilità delle società e degli enti, per tutti i reati commessi in seno all’impresa. Nel 1997 a Parigi fu sottoscritta la convenzione OCSE che sanciva perla prima volta la sanzionabilità della persona giuridica. Il decreto 231 del 2001 riguardante i modelli organizzativi non stabilisce espressamente la responsabilità penale dell’ente, ma applica la sanzionabilità per una più vasta gamma di reati commessi dalla società.

Questa è una innovazione nella normativa italiana, che ha esteso la punibilità ai sensi del decreto 231/2001 per quanto riguarda le persone giuridiche. L’intenzione del legislatore non è stata quella di punire i comportamenti illeciti in sé, ma soprattutto quella di indurre le società ad inserire sistemi di controllo e monitoraggio atti alla prevenzione di reati.

Il dibattito è stato molto acceso riguardo al tipo di responsabilità attribuibile all’azienda; ovvero se di tipo amministrativo o penale. L’art 27 della Costituzione sancisce il principio per cui solamente le persone fisiche possono avere responsabilità penali. Per ovviare a questa lacuna il decreto 231/2001 ha previsto per le persone giuridiche una responsabilità amministrativa per eludere i problemi con l’anti costituzionalità del provvedimento. In realtà l’applicazione della normativa si comporta a tutti gli effetti come se si trattasse di un reato penale. Verrà applicato quindi all’azienda responsabile il codice di procedura penale.

Modelli organizzativi secondo la legge 231 del 2001: quali sono i reati secondo i quali si può configurare una responsabilità amministrativa dell’azienda?

  • Comportamenti illeciti contro la pubblica amministrazione ad esempio avere percepito erogazioni statali non regolari truffe che danneggiano lo Stato, concussione e corruzione.
  • Comportamenti illeciti dal punto di vista informatico-digitale
  • Comportamenti illeciti riguardo a titoli di credito, valute e valori bollati
  • Comportamenti illeciti in seno alla società come ad esempio comunicazioni falsate, capitali non veritieri, operazioni azionarie non permesse, conflitto d’interessi non dichiarato in anticipo.
modelli organizzativi 231

In realtà l’aspetto più interessante dei modelli organizzativi posti in essere dal decreto 231 del 2001 riguarda la responsabilità delle società quando accadono lesioni o morti, con una violazione delle norme antinfortunistiche rispetto alla protezione della salute sul posto di lavoro delle risorse umane.

Questo tipo di reati legati agli infortuni sul lavoro sono l’aspetto portante dell’applicazione dei modelli organizzativi 231 di un’azienda.

Ad esempio una malattia del dipendente dovuta ad infortunio sul lavoro di durata superiore ai 40 giorni che venga contestata dall’azienda porta direttamente la società a responsabilizzarsi come da decreto 231/2001.

I modelli organizzativi visano a responsabilizzare le imprese verso comportamenti imprudenti e negligenti, o inosservanti delle leggi. Per questo la responsabilità della persona giuridica non è dolosa perché voluta, ma colposa rispetto alla mancata applicazione della cautela necessaria.

Nei modelli organizzativi si intende porre l’attenzione sulla questione ambientale e sullo sfruttamento della mano d’opera prestata da dipendenti stranieri.

Modelli organizzativi: chi è responsabile?

Nei modelli organizzativi della società si può imputare la responsabilità se i reati sono stati commessi da figure di rappresentanza dell’azienda, amministratori o direttori dell’ente, nonché a coloro che esercitano funzioni di vigilanza e supervisione del posto di lavoro. Se la figura sottoposta a direzione abbia tratto vantaggio dal reato, anch’essa può essere punita penalmente.

Modelli organizzativi: il reato è d’interesse o di vantaggio per l’azienda?

La Corte di Cassazione stabilisce che l’interesse ipotetico della società a commettere un reato va valutato a monte, mentre il caso di vantaggio a commettere un illecito richiede una verifica a posteriori. L’interesse dell’azienda si deve analizzare nei fatti al momento in cui è stato perpetrato, mediante un metro di giudizio marcatamente soggettivo.

Nei criteri dei modelli organizzativi il vantaggio potenzialmente acquisito da una società invece ha una valutazione del tutto oggettiva.

Se prendiamo come esempio un dipendente di una società che corrompe un pubblico ufficiale per ottenere l’assegnazione di un appalto, in questo caso l’azienda ha un vantaggio ben preciso: ottenere l’appalto.

Se invece un sottoposto alla direzione della società corrompe un pubblico ufficiale per impedire che un’azienda rivale possa ottenere il tanto agognato appalto, l’ente avrà tutto l’interesse di commettere quel tipo di reato.

Modelli organizzativi: sanzioni

Nei modelli organizzativi sanciti dal decreto 231/2001 le sanzioni previste per le società che hanno commesso i reati elencati nella normativa non possono essere penali, essendo le aziende persone giuridiche.

La sanzione prevista dai modelli organizzativi irrogata in caso di condanna ad una azienda è di tipo pecuniario, unitamente alla presentazione pubblica della sentenza, che può causare un forte impatto negativo nella credibilità dell’impresa nei mercati economici. Una pubblicazione di condanna su un quotidiano mainstream, o su una testata online può danneggiare in modo irreversibile una società. Per evitare che queste nefaste probabilità accadano è buona norma essere seguiti da professionisti del settore che conoscano le norme, e tutelino impresa e dipendente da qualsiasi infrazione della legge.

Modelli organizzativi: compliance aziendale

I nuovi modelli organizzativi tendono a mettere a punto delle procedure e degli standard per organizzare la gestione dei potenziali rischi in seno alle imprese sia per la tutela della sicurezza, che per la corretta esecuzione di politiche interne della società.

Ogni modello organizzativo deve tenere conto delle dimensioni dell’impresa, dello scopo societario, e dei codici di comportamento desiderabili in azienda. Ogni associazione di categoria applica i suoi parametri, e l’insieme di tutte le norme va a fare parte della compliance dell’impresa.

Modelli organizzativi: sono obbligatori?

Sia il codice di condotta di ogni azienda che i modelli organizzativi non sono obbligatori. Ma la stesura e la predisposizione da parte di una impresa di tali documenti apportano vantaggi ben maggiori che l’incomodo di redigere tali protocolli. Se si vuole evitare il congelamento di beni, o la proibizione a partecipare a gare o ad appalti è di gran lunga auspicabile appoggiarsi ad un professionista per giocare d’anticipo, e stilare un codice etico, e un modello organizzativo consono alla propria azienda.

L’analisi dell’ambiente societario e il continuo aggiornamento delle clausole previste dai modelli organizzativi sanciti dal decreto231/2001 sono una sicurezza per l’impresa che solo un team di esperti può redigere su misura per ogni tipo di core business.

Modelli organizzativi: misure preventive

  • Introdurre analisi specifiche per segnalare processi non conformi
  • Intensificare gli addetti alla supervisione aziendale
  • Conoscenza reciproca tra dipendenti e organi di vigilanza
  • Implementare procedure atte a prevenire illeciti
  • Creare un sistema di tracciabilità delle produzioni aziendali
  • Costante verifica delle procedure organizzative.

Un approccio più multidisciplinare possibile potrà rispondere efficacemente alle esigenze di azienda e dipendenti; tale processo richiede la presenza di professionisti con focus sui modelli organizzativi aziendali, e tali competenze non si possono improvvisare.

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