Chi ultimamente ha letto qualche annuncio di lavoro oppure ha svolto un colloquio, sicuramente avrà sentito parlare del know-how, che non è altro che il modo di indicare in maniera snella tutto un insieme di conoscenze, abilità pratiche e operative, e capacità che servono ad una persona per svolgere un compito all’interno del lavoro, a prescindere che questo prevede un’azione fisica o mentale.
L’utilizzo del termine know-how è oggi molto inflazionato e, seppur di banale definizione, è un concetto molto complesso che possiede caratteristiche ben specifiche e che si collega in maniera salda con temi molto importanti nel mondo del lavoro, specialmente se si è alla dipendenza di grandi aziende come ad esempio le leggi sulla proprietà intellettuale.
Continua a leggere l’articolo di Business Coaching Italia per scoprire di più sul know-how.
Approfondisci: Specializzazione orizzontale e verticale del lavoro
Know-how: storia, significato e utilizzo del termine
La nascita del termine know-how è avvenuta fuori dal campo lavorativo in quanto affonda le sue radici nella filosofia ad opera di Gilbert Ryle il quale distingueva la conoscenza in due punti:
- esperienza;
- regole di operatività.
Secondo Ryle, c’è un sottile confine tra saper fare e saper essere, finendo per affermare che alcune capacità che le persone possiedono non sono acquisite o acquisibili, ma semplicemente fanno parte della stessa.
Nell’ambito aziendale, le organizzazioni tendono ad avere molti lavoratori dall’elevato know-how, in modo da elevare il loro vantaggio competitivo nei confronti dei competitors.
L’utilizzo di tale termine è spesso confuso, specie in Italia, con altri termini quale competenza o conoscenza, pur avendo nella sua accezione più profonda un significato diverso.
Nella pratica, comunque, il know-how consiste nella valutazione del personale affidata alle risorse umane di un’azienda e che, dopo attenta valutazione, è in grado di effettuare una valutazione efficace basata su canoni condivisibili.
Caratteristiche del Know-how nel lavoro
Nelle aziende, il know-how è considerato un asset strategico immateriale e che di recente si sta guadagnando spesso la dizione di capitale umano.
Sempre più realtà tendono a valorizzare questo dato, a volte inserendolo pure in contabilità come forma di capitalizzazione per investimenti, mentre da un lato strettamente economico, spesso il know-how presente all’interno di un’azienda è in grado di far lievitare il suo valore economico sul mercato, soprattutto in caso in cui questa sia in vendita.
Le scienze della formazione hanno studiato a lungo questo fenomeno e sono riuscite a discernere il contenuto del know-how, ampliandolo, in tre tipi diversi di conoscenza:
- sapere;
- saper fare;
- saper essere.
Sapere
Prima di tutto, nel know-how, c’è il sapere, che in sostanza non sono altro che le conoscenze che si apprendono dallo studio o dall’osservazione delle cose. Per questo motivo tutti gli aspetti di questa caratteristica del Know-how sono solitamente riconducibili ad aspetti o ambiti per i quale esistono comunità di studiosi o esperti.
Saper fare
Il saper fare non è altro che la conoscenza operativa, ovvero il mettere in pratica quello che si conosce. In questa caratteristica rientrano tutte quelle che sono le abilità manuali e pratiche formatesi grazie all’esperienza professionale e alla capacità di gestione dei problemi, spesso derivante da capacità naturalmente possedute o acquisite senza alcuna formazione specifica, semplicemente grazie al proprio percorso di vita.
Saper essere
L’ultima caratteristica del Know-how ed è l’aspetto strettamente personale del sapere essere, intendendo la capacità squisitamente personale di un soggetto nel comprendere il contesto in cui si trova al fine di massimizzare, grazie all’adattamento dei comportamenti e delle interazioni con gli attori sociali, la ricezione di atteggiamenti positivi.
In sostanza, secondo le teorie maggioritarie, il Know-how come inteso dalle prassi aziendali si identificherebbe meglio con il saper fare, rimandando di fatto a tutte quelle competenze che si applicano e di cui si ha bisogno durante lo svolgimento delle varie mansioni sul posto di lavoro. Nella dottrina del lavoro inglese, dove è maggiormente diffuso e coltivato questo tema, si opera una distinzione fra conoscenza proposizionale e procedurale che consiste, sostanzialmente, fra la differenza che intercorre fra le conoscenze teoriche e quelle pratiche da applicare materialmente.
Know-how fra conoscenza procedurale e conoscenza proposizionale
A seconda del tipo di analisi che si colga, il know-how avrà un significalo diverso. In Italia, ad esempio, il termine è solitamente tradotto come conoscenza procedurale, intendendosi dunque con questa i modi attraverso il quale determinate procedure devono essere svolte in modo da essere giuste e corrette.
Questo modo di intendere la conoscenza è diverso da tutte le altre definizioni in materia, specialmente a quella proposizionale che, come facilmente intuibile dal termine, è rivolta essenzialmente ad un solo scopo ben determinato.
In sostanza, con la conoscenza proposizionale si riesce a risolvere solo un problema specifico e ben delineato grazie all’utilizzo di conoscenze codificate e, in questo senso, è meno generale e duttile, seppur trovi nella possibilità di unire più facoltà, come la manualità e la pratica, un maggior risalto.
Approfondisci anche: Soft Skill, cosa sono