Gli indici di redditività sono annoverati nella categoria degli indici di bilancio e sono utilizzati per misurare la capacità di un’impresa di produrre valore e reddito.
Gli indici di redditività hanno la funzione primaria di fornire degli indicatori sintetici per confrontare agevolmente i diversi bilanci di annualità, anche di imprese differenti.
Gli indici sono ottenuti dall’incrocio dei dati contenuti nel conto economico riclassificato e nello stato patrimoniale riclassificato.
Vi sono vari indici di redditività, anche chiamati indicatori di redditività. Le differenti denominazioni sono dovute all’utilizzo di acronimi in inglese, la quale ha contaminato tutte le discipline di gestione aziendale.
Continua a leggere l’articolo su Business Coaching Italia per scoprire di più.
Leggi anche: Conto economico
Come usare gli indici di redditività
Per usare al meglio gli indici di redditività è necessario inserirli in un più ampio contesto di analisi delle attività aziendali.
Infatti, un singolo indice non riesce a dare un quadro completo della situazione. Quindi è importante che l’analisi di redditività venga effettuata in relazione agli altri indici di bilancio, come per esempio quelli finanziari e patrimoniali.
Non c’è bisogno di confrontare molti indici, anzi, è preferibile selezionarne pochi, quelli più adeguati per la tipologia di analisi da effettuare e collocarli in un più ampio contesto.
Altrettanto importante è il monitoraggio delle variazioni degli indici durante il tempo, mediante il calcolo e l’analisi del medesimo indicatore effettuata su almeno tre bilanci di annualità differenti. Tutto ciò serve per analizzarne le variazioni e l’evoluzione e scoprire i fattori che le hanno provocate.
Il ROE
Il ROE è un acronimo che sta per Return on Equity, e indica la redditività del capitale aziendale.
Il ROE si calcola mettendo a rapporto il risultato di esercizio (reddito netto) e il patrimonio netto e si esprime con la formula: (utile/patrimonio netto) x 100. Il risultato ottenuto è espresso in percentuale.
Se il ROE derivato dai dati di un’azienda risulta al 10%, vuol dire che il capitale investito direttamente dai soci guadagna 10 euro per ogni 100 euro investiti.
Il Return on Equity è un indice utilizzato soprattutto per analizzare le società quotate, che a differenza delle PMI posseggono già una valorizzazione di mercato. Invece per le società non quotate viene utilizzato il valore di libro, cioè il dato del patrimonio letto ricavabile dal bilancio.
Il ROE è molto importante nella circostanza di un’acquisizione di un’impresa, perché aiuta a comprendere quanto può essere proficuo investire in quella determinata azienda.
Il ROI
Il ROI è l’acronimo per Return on Investments e infatti quantifica la capacità degli investimenti effettuati di generare reddito.
Viene calcolato mettendo a rapporto il reddito operativo e totale attivo di stato patrimoniale e viene espresso con la seguente formula: (reddito operativo/totale attivo) x 100.
Ad esempio, se il ROI calcolato è pari al 5%, il rendimento è di 5 euro per ogni 100 euro investiti in azienda.
Il ROS
ROS è l’acronimo per Return on Sales, e permette di calcolare quanto l’azienda guadagna direttamente dalle vendite. In un certo senso è una media dei margini sulle vendite.
Il Return on Sales si ottiene mettendo a rapporto i valori di bilancio del reddito operativo e dei ricavi da vendite e prestazioni, ed è espresso dalla formula (reddito operativo/ricavi da vendite) x 100. Con questa formula, il valore percentuale ottenuto equivale al totale di euro che l’azienda realizza per ogni determinata quantità di vendite effettuate.
Un ROS minimo deve superare il peso degli oneri finanziari sul valore della produzione, ovvero il reddito operativo deve riuscire a ripagare almeno gli interessi passivi.
Essendo connesso al ciclo produttivo e commerciale dell’azienda, andrebbe monitorato almeno una volta ogni trimestre.
Il MOL
Il MOL, acronimo per Margine Operativo Lordo, indica la capacità del capitale di produrre ricchezza al netto di tasse, interessi, svalutazioni e ammortamenti, elementi sintetizzati dall’acronimo EBITDA, Earning Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization.
Il Margine Operativo Lordo si ottiene sottraendo dal fatturato i costi operativi, i costi gestionali e i costi del personale, e per calcolarlo bisogna prima riclassificare il conto economico.
Tali valori di redditività vanno espressi in percentuale, e per ottenerli più agevolmente si deve rapportare il risultato al valore della produzione (valore della produzione = ricavi + variazione rimanenze).
EBITDA % = EBITDA/valore della produzione x 100
L’EBIT
L’EBIT è l’acronimo per Earnings Before Interest and Taxes, e indica la capacità del capitale di generare ricchezza al netto delle tasse e degli interessi.
Indice di copertura degli oneri finanziari
L’indice di copertura degli oneri finanziari è uno degli indici di redditività più valutati dal sistema bancario, in quanto misura la capacità di coprire i costi finanziari con il margine operativo lordo.
Tale indice viene calcolato con la seguente formula:
MOL / oneri finanziari
Costo del venduto su fatturato
Il costo del venduto su fatturato è un indice con il quale si analizza il peso dei costi di produzione che vengono direttamente sostenuti per creare i prodotti, e dunque è un indice di redditività che può essere utile all’azienda per analizzare i costi di produzione.
Per calcolare il costo del venduto su fatturato bisogna prima riclassificare il conto economico a costo del venduto.
Tale indice viene espresso in percentuale e con la seguente formula:
costo del venduto/valore delle produzioni x 100
Il ROD
Il ROD, acronimo di return on debt, è un indice che analizza in che misura la redditività aziendale è condizionata dai costi di finanziamento, ovvero il peso dei tassi d’interesse applicati in media sui debiti.
Il ROD o costo del debito viene calcolato mettendo a rapporto i due dati di bilancio degli oneri finanziari e dei finanziamenti di terzi, e viene espresso con la formula:
(oneri finanziari/mezzi di terzi) x 100, con un risultato espresso in percentuale
Indice di efficiente produzione
L’indice di efficiente produzione esprime la capacità dell’impresa di produrre reddito, e per poterlo calcolare bisogna mettere a rapporto i valori di ricavi da vendita e prestazioni e break-even point, attraverso la formula:
ricavi da vendite/break-even point
Perché il risultato sia ritenuto sufficiente, deve essere almeno positivo, perché ciò vuol dire che l’azienda è in grado di generare reddito.
Se invece è negativo, l’impresa matura una perdita di esercizio, in quanto non ha la capacità di ripagare i costi aziendali.
Approfondisci: Margine di contribuzione, cos’è e come calcolarlo
Indici per la salute dell’azienda
I vari indici di redditività possono essere di fondamentale importanza, soprattutto in casi come quello in cui si richiede un finanziamento bancario, perché permettono di predire l’esito dell’evoluzione dell’azienda nel tempo, effettuando dei confronti interni anche esterni, cioè con altre aziende concorrenti che operano nello stesso settore di mercato.
Tale analisi è anche detta benchmarking, è consiste in un processo che le grandi aziende svolgono annualmente e con regolarità per supportare delle scelte strategiche.
Una volta selezionati gli indici di redditività da utilizzare a seconda delle proprie esigenze informative, bisogna monitorarli nel tempo, in modo da mantenere dei precisi riferimenti.
In questo modo, se dovessero esserci degli scostamenti notevoli, sarà possibile capire facilmente le motivazioni per cui sono avvenuti.
Ti potrebbe interessare anche: ROT, cos’è e come si calcola il Return on Turnover