Employee retention: Il mantenimento dei dipendenti

Per un’azienda, ottenere buoni risultati economici non è l’unico target a cui bisogna porre le proprie attenzioni e finalità. Specie le realtà che hanno la voglia e l’ambizione di ingrandirsi, infatti, è bene anche tenere di conto altri aspetti per permettere uno sviluppo organico di tutto l’apparato, capace di distinguersi nel settore e diventare in breve tempo una realtà assodata e compiuta all’interno della quale i singoli clienti possono riconoscere sia la qualità dei prodotti o dei servizi erogati – che in ogni caso sono sempre fondamentali e dipendono di volta in volta dal tipo di lavoro effettuato – che al contempo le persone chiave, affidando a loro le proprie richieste e ambizioni dietro un meccanismo di cui è fondamentale tenere conto perché attiene al classico rapporto umano, aspetto fondativo tanto della società quanto degli affari. In tale senso si parla di capitale umano, ovvero di tutte le figure professionali, dipendenti e manageriali, che compongono un’azienda e che ne permettono il funzionamento. In economia, solitamente, si sottolinea l’importanza di curare, crescere e tenere in larga considerazione i propri impiegati, fidelizzandoli, motivo per cui si parla spesso di mantenimento dei dipendenti e di quanto questo sia importante: cosa si intende, però, con questa locuzione?

Cos’è il mantenimento dei dipendenti?

Il mantenimento dei dipendenti, chiamato in termini un po’ più tecnici come fidelizzazione dei dipendenti, è sostanzialmente quell’insieme di pratiche e tecniche che sono volte e strutturate per permettere ad un’organizzazione economica – a prescindere la tipologia societaria e dal settore di riferimento – di mantenere e far crescere professionalmente i propri dipendenti, spronandoli a contribuire alla crescita organica dell’azienda come se fosse una cosa propria piuttosto che un semplici modo e impiego da cui trarre reddito per poter vivere.

La fidelizzazione e il mantenimento dei dipendenti sono calcolate e rappresentate tramite statistiche e in percentuale, dove solitamente viene indicato quanti lavoratori sono rimasti in un anno, lasciando stare il singolo individuo ma ricorrendo invece al totale; in questo senso, se un’azienda è riuscita nel corso del tempo ad avere un tasso di fidelizzazione pari al 90%, significa che è riuscita a trattenere almeno il 90% di dipendenti, senza dover ricorrere al mercato del lavoro per sostituirli con altro personale. I motivi per cui questa pratica è importante sono molteplici e, in tal senso, ci sono imprenditori che ad esempio puntano sul mantenimento dei dipendenti come una vera e propria strategia, quasi ritenendoli asset di funzionamento fondamentali per tutta la struttura piuttosto che un semplice risultato economico raggiunto.

Naturalmente, il mantenimento dei dipendenti non deve essere indiscriminato, ma una pratica a cui si pone tanta attenzione, finalizzata innanzitutto a discernere e trovare i dipendenti con le migliori prestazioni lavorative, avendo infine cura di rivolgere a loro gli sforzi migliori come ad esempio offrire maggiori benefit o anche la possibilità di accedere ad un piano di retribuzione mensile migliore, in modo da renderli consci del loro ottimo operato all’interno dell’organizzazione. Naturalmente, è buona norma tenere in considerazione anche personale meno capace ma, comunque, in grado di svolgere bene il proprio lavoro. Com’è facilmente intuibile, infatti, il turnover dei dipendenti è causa di inefficienza a lavoro e maschera inoltre tutta una serie di problemi che dipendono anche da come tutta la struttura è organizzata: si pensi ad esempio ad un morale basso da parte degli impiegati, i quali non riescono ad esempio a crescere professionalmente all’interno dell’azienda, facendo carriera, per via di pochi sistemi di riconoscimento o una pessima relazione fra i colleghi di lavoro: da questo ne deriva sostanzialmente che spesso, soprattutto per i lavoratori molto competenti, lasciare il lavoro per mettersi alla ricerca di altre opportunità può essere un problema serio. In tal senso, dunque, nemmeno un aumento di retribuzione potrebbe essere sufficiente a mantenere il lavoratore, indi per cui il datore di lavoro dovrebbe impegnarsi su molteplici aspetti per riuscire a tenerlo.

Come mantenere i dipendenti e i vantaggi

Una delle strategie più vincenti all’interno di un contesto aziendale per mantenere i lavoratori è sicuramente quello di farli sentire a proprio agio e gratificati. In quest’ottica, l’obiettivo del datore di lavoro deve essere quello di impedire il turnover – che comporta sicuramente costi di formazione del nuovo personale, di assunzione oltre alla perdita di asset strategici fondamentali come le conoscenze organizzative e i possibili talenti – che si tramutano in quest’ottica in costi non altrimenti recuperabili di cui è possibile impiegare in altri settori. Il turnover, infatti, deve essere votato solamente alla sostituzione di lavoratori meno indispensabili, perché potrebbe tradursi in un vero e proprio scouting del lavoro.

Migliorando i tassi di fidelizzazione, l’impresa potrà aprirsi ad un maggiore fatturato e progresso aziendale. Ad esempio, oggi, molti lavoratori sono propensi a restare all’interno di organizzazione che puntano molto sulla sostenibilità ambientale e che puntano su pratiche di mantenimento green friendly.

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