Sentirsi all’altezza del proprio lavoro e del ruolo che si ricopre in azienda o in ufficio, non già solo possedere le effettive capacità per portare bene a termine un compito: questa sensazione attiene la sfera della consapevolezza della propria persona, dei propri limiti e delle potenzialità ed è ciò che in psicologia viene definito col termine di autoefficacia lavorativa.
La predisposizione all’autoefficacia lavorativa, cioè alla cognizione reale del proprio valore personale e professionale, può essere migliorata nel tempo con un lavoro su sé stessi al fine di raggiungere un buon livello di soddisfazione lavorativa e di successo, che in fin dei conti rappresentano il motore che spinge ognuno a fare sempre del proprio meglio. Cerchiamo di capirci qualcosa in più, partendo dalla definizione di autoefficacia lavorativa: vediamo assieme che cos’è, quali fattori interferiscono sulla sua percezione e quali benefici essa è in grado di apportare alla nostra vita lavorativa.
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Autoefficacia lavorativa: di cosa si tratta e da cosa è influenzata
L’Autoefficacia, secondo la definizione dello psicologo Bandura, è la coscienza del sé che ognuno di noi possiede e che è indispensabile per affrontare e sovrastare alcune trame psicologiche che ci mettono alla prova quotidianamente. In parole più semplici, l’autoefficacia è la percezione che ogni essere umano ha di sé, delle proprie capacità e dei propri limiti.
In riferimento alla sfera professionale, l’autoefficacia lavorativa consiste nel percepirsi o meno all’altezza del proprio lavoro; possedere piena o parziale consapevolezza del livello delle proprie capacità professionali, delle conoscenze acquisite e considerarsi, pertanto, in grado o meno di raggiungere gli obiettivi preposti.
L’autoefficacia lavorativa, vale a dire la percezione dell’efficacia di sé nel contesto professionale, è un’attitudine che subisce l’influenza di alcuni fattori: primo fra tutti l’Autostima. Una persona con un buon livello di stima di sé avrà sicuramente anche un buon grado di autoefficacia lavorativa.
Viceversa, chi ha poca stima della propria persona, conseguentemente avrà una bassa percezione della propria efficacia professionale e non si considererà mai all’altezza delle sue mansioni.
Parimenti negativa è la condizione di sovrastima di sé: anche in questo caso la persona non ha una percezione reale delle proprie capacità professionali ma tenderà a sopravvalutarle. Questo può comportare, allo stesso modo della sottostima, una serie di fallimenti professionali, oltre che personali.
Per sviluppare un senso di autoefficacia lavorativa bilanciato molto possono influire:
- Il proprio carattere e temperamento;
- Lo scambio di vedute con i colleghi;
- I risultati pregressi raggiunti col proprio lavoro
Effetti benefici derivanti da un’autoefficacia lavorativa bilanciata
Possedere una percezione bilanciata di autoefficacia lavorativa comporta una serie di effetti positivi sulla vita professionale. Il primo di questi effetti riguarda l’incentivo al lavoro e da questo si innescano, come in un effetto domino, tutte le altre conseguenze benefiche.
Quando si è a conoscenza della propria efficacia lavorativa e di tutte le capacità che si possiedono, si è motivati a lavorare meglio perché si è consapevoli del proprio valore e delle potenzialità. Questa stima professionale di sé, porta ad affrontare in maniera positiva le eventuali difficoltà lavorative, a non buttarsi giù e a confidare nelle proprie conoscenze e competenze.
Parallelamente, la consapevolezza del proprio valore lavorativo porta a mettersi in gioco più facilmente, ad aprirsi a nuove stimolanti sfide e a confrontarsi con i propri colleghi, scambiando punti di vista, pareri e consigli senza rimanere arroccati sulle proprie convinzioni.