PMI: definizione di piccole medie imprese e parametri

PMI, un acromico molto utilizzato in ambito aziendale.

PMI è l’acronimo di “piccole medie imprese”, che sono la maggioranza nel sistema aziendale italiano e non solo.

Le piccole medie imprese (PMI) rappresentano un pilastro fondamentale dell’economia di molti paesi in tutto il mondo.

Possono essere definite come imprese caratterizzate da un numero limitato di dipendenti e un fatturato contenuto rispetto alle grandi aziende e giocano un ruolo cruciale nello sviluppo economico e sociale di una nazione.

Le PMI possono operare in una vasta gamma di settori, dalle industrie manifatturiere ai servizi, dal commercio all’artigianato.

Sono spesso gestite da imprenditori appassionati e intraprendenti, che mettono a frutto le loro competenze, la loro esperienza e la loro determinazione per far crescere le loro aziende

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Tornando a noi, possiamo dire che le PMI rappresentano una componente vitale dell’economia.

Sostenere e promuovere la crescita delle PMI è essenziale per favorire la crescita economica sostenibile e la prosperità del sistema economico di un paese.

Per favorire lo sviluppo e la sopravvivenza delle PMI, molti governi offrono incentivi fiscali, programmi di finanziamento agevolato e supporto nella formazione, per questo motivo è necessario conoscere se la tua azienda rientra nella definizione di PMI.

In questo articolo, che considero più una guida, chiariremo questo tema rispondendo a diverse domande come:

  • Ma cosa significa esattamente PMI?
  • Quando un’azienda può essere classificata come PMI?
  • E quali sono i parametri esatti che la includono o la escludono da questo insieme di aziende?

Se vuoi trovare le risposte a queste domande continua a leggere l’articolo, ma se vuoi invece avere alcune informazioni più dettagliate e personalizzate per una migliore gestione della tua azienda, ti invito a compilare il nostro check up aziendale gratuito qui.

Definizione di piccole medie imprese

Oltre ai singoli governi nazionali, anche l’Unione Europea si è occupata di dare una definizione precisa e univoca di PMI.

L’ha fatto prima attraverso la raccomandazione raccomandazione 96/280/CE e poi, successivamente, attraverso la raccomandazione 2003/361/CE.

Quest’ultima raccomandazione emanata dall’Unione Europa rappresenta ad oggi l’unico riferimento legislativo che definisce le piccole medie imprese.

Con piccole medie imprese si fa riferimento a imprese con un numero limitato di dipendenti e un fatturato contenuto.

Le dimensioni di una PMI possono essere misurate in termini di numero di dipendenti, fatturato annuo o valore degli attivi.

Le PMI sono spesso caratterizzate da una gestione più diretta e una struttura decisionale più snella rispetto alle grandi imprese.

Questo permette loro di essere più agili e reattive ai cambiamenti del mercato, nonché di adattarsi rapidamente alle nuove opportunità e sfide.

Nonostante le dimensioni relativamente ridotte, le PMI contribuiscono alla creazione di posti di lavoro, stimolano l’innovazione e favoriscono la crescita economica.

In molti settori, le PMI sono anche fonte di diversità e competizione, fornendo alternative e servizi specializzati che spesso non sono offerti dalle grandi imprese.

Vediamo ora esattamente i parametri precisi secondo l’Unione Europa per cui un’azienda si può ufficialmente definire piccola media impresa.

I parametri delle piccole medie imprese

Come anticipato, prendiamo a riferimento la raccomandazione Europea numero 2003/361/CE.

Secondo la raccomandazione, esistono tre criteri principali per determinare la dimensione di un’impresa:

  1. numero di dipendenti,
  2. fatturato annuo,
  3. totale del bilancio.

Sulla base di questi tre criteri la raccomandazione identifica a sua volta 3 categorie di PMI.

Per quanto riguarda il numero di dipendenti si identificano:

  1. Una microimpresa è definita come un’impresa che occupa meno di 10 persone.
  2. Una piccola impresa ha generalmente un numero di dipendenti compreso tra 10 e 49.
  3. Una media impresa è solitamente caratterizzata da un organico che varia da 50 a 249 dipendenti.

Per quanto riguarda il fatturato annuo, la raccomandazione stabilisce che:

  1. Una microimpresa dovrebbe avere un fatturato annuo o un totale di bilancio non superiore a 2 milioni di euro.
  2. Una piccola impresa ha un fatturato annuo che non supera i 10 milioni di euro.
  3. Una media impresa ha un fatturato annuo che non supera i 43 milioni di euro.

L’articolo 2 della raccomandazione, riguardo alle PMI, recita precisamente:

“La categoria delle Micro-imprese, delle Piccole imprese e delle Medie imprese (PMI) è costituita da imprese che occupano meno di 250 persone, il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro oppure il cui totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro.”

Quindi indipendentemente dalle 3 diverse categorie di aziende (micro-imprese, piccole imprese, medie imprese), per essere classificato all’interno delle PMI, un business deve rispettare i seguenti parametri:

  1. non superare i 250 dipendenti,
  2. fatturato annuo minore o uguale a 50 milioni di euro,
  3. totale di bilancio minore o uguale a 43 milioni di euro.

Imprese autonome, associate e collegate: cosa sono?

All’interno della stessa norma europea che regola le PMI, le aziende vengono classificate anche come:

  • imprese autonome,
  • imprese associate,
  • imprese collegate.

Nel contesto delle relazioni commerciali e aziendali, le imprese possono essere classificate in diverse categorie, tra cui imprese autonome, associate e collegate.

Queste categorie riflettono le varie forme di relazioni e collaborazioni che le imprese possono sviluppare per raggiungere obiettivi comuni o sfruttare sinergie.

La scelta tra un modello di impresa autonoma, associata o collegata dipende dalle specifiche esigenze e obiettivi di ciascuna organizzazione.

La collaborazione tra imprese può offrire opportunità di crescita, accesso a nuovi mercati, condivisione dei costi e delle risorse, nonché una maggiore competitività sul mercato. 

Tuttavia, è di fondamentale importanza considerare attentamente anche le implicazioni legali, finanziarie e strategiche di ogni forma di collaborazione, al fine di garantire una gestione efficace delle relazioni e dei risultati desiderati.

Vediamo esattamente quali sono le caratteristiche e le differenze tra queste tipologie di imprese.

Impresa autonoma

Le imprese autonome sono entità indipendenti che operano senza dipendere da altre organizzazioni o imprese.

Si possono considerare imprese autonome, le imprese che:

  • non hanno partecipazioni che le collegano ad altre aziende,
  • le partecipazioni che ha nei confronti di altre aziende o che altre aziende hanno nei suoi confronti, sono inferiori al 25%,
  • non sono collegate ad altre aziende tramite anche una sola persona fisica.

Questo tipo di impresa è proprietaria dei propri asset e risponde in modo esclusivo ai propri proprietari o azionisti.

Leggi: Cos’è l’asset aziendale

Le imprese autonome sono caratterizzate da un alto grado di autonomia decisionale, che permette loro di definire e perseguire le proprie strategie e obiettivi senza interferenze esterne.

Una delle principali caratteristiche delle imprese autonome è la loro responsabilità diretta per la gestione delle risorse e le performance finanziarie.

Gli imprenditori hanno il controllo totale delle attività, inclusi i processi produttivi, la gestione delle risorse umane e le strategie di marketing.

Le imprese autonome spesso rappresentano l’essenza dell’imprenditorialità, perché sono create e gestite da imprenditori che intraprendono l’avventura imprenditoriale con una visione e un obiettivo specifici.

Questi imprenditori investono il proprio capitale, tempo ed energie nella creazione e nella crescita dell’impresa, assumendosi il rischio imprenditoriale e cercando di realizzare profitti.

La loro autonomia decisionale però può significare che non hanno accesso a risorse o competenze che potrebbero essere offerte da altre aziende.

Impresa associata

Le imprese associate sono aziende che scelgono di collaborare strategicamente con altre attività commerciali per raggiungere obiettivi comuni o sfruttare sinergie.

Questo tipo di collaborazione può avvenire tra imprese dello stesso settore o anche tra imprese di settori diversi che desiderano condividere risorse, competenze o accesso a nuovi mercati.

Una delle principali caratteristiche delle imprese associate è che rimangono separate dal punto di vista legale e mantengono una certa indipendenza nella gestione quotidiana. Nonostante ciò, concordano su un accordo di collaborazione che stabilisce le modalità di condivisione delle risorse e delle responsabilità.

La collaborazione tra imprese associate può offrire numerosi vantaggi:

  1. Consente alle imprese di condividere costi e risorse, riducendo così il carico finanziario e ottimizzando l’utilizzo delle risorse disponibili.
  2. Consente alle imprese di accedere a nuove competenze o tecnologie che potrebbero non essere disponibili all’interno dell’organizzazione stessa.
  3. Consente di combinare i loro sforzi di marketing e vendita per raggiungere un pubblico più ampio o penetrare in nuovi mercati.

Anche in questo caso non mancano le sfide.

È essenziale che le imprese coinvolte abbiano una visione e degli obiettivi comuni e  una chiara definizione dei ruoli e delle responsabilità di ciascuna parte.

Inoltre, la condivisione delle risorse e delle decisioni può richiedere una comunicazione efficace e una gestione delle relazioni solida.

Si possono considerare imprese associate, le imprese che:

  • sono in possesso di partecipazioni di un’altra impresa tra il 25% e il 50%, o se sono partecipate da un’altra azienda per le stesse percentuali,
  • non sono collegate ad altre, cioè non si detiene più del 50% delle partecipazioni.

Impresa collegata

Abbiamo già in parte svelato quale sia la caratteristica fondamentale delle imprese collegate, tutto si basa sulla percentuale di diritto di voto di cui si ha il potere.

Infatti le imprese collegate sono attività che hanno una relazione di interconnessione più stretta rispetto alle precedenti.

Sono legate da partecipazioni azionarie o da un controllo comune, sono legate da una relazione di proprietà o di controllo, che implica una certa dipendenza o interdipendenza tra di loro.

La principale caratteristica delle imprese collegate è la condivisione di risorse, competenze o strategie aziendali.

Spesso, una società madre o un’impresa principale detiene una partecipazione azionaria rilevante in un’altra società, che può essere una filiale o un’azienda affiliata.

La partecipazione consente all’impresa madre di esercitare un certo grado di controllo o influenza sulle decisioni e sulle attività della società collegate.

Le imprese collegate possono assumere diverse forme e livelli di relazione: possono essere parte di un gruppo aziendale in cui una società madre controlla direttamente le filiali o le aziende collegate. Altre volte, possono essere imprese collegate attraverso partecipazioni incrociate, in cui diverse società hanno quote di partecipazione l’una nell’altra.

Si possono considerare imprese collegate, le imprese che:

  • sono in possesso di partecipazioni di un’altra impresa superiori al 50%, 
  • sono collegate ad altre, cioè un’azienda detiene più del 50% delle partecipazioni.

Che tu sia titolare di una PMI, di un’impresa collegata, autonoma o associata è sempre importante che l’azienda funzioni al meglio.

Per fatturare è necessario che il team di vendita mantenga alto il suo tasso di conversione.

Siamo arrivati alla fine di questa guida che spiega le principali categorie di PMI e, all’interno delle piccole medie imprese, come possono essere categorizzate in base alle collaborazioni con le altre aziende (autonome, collegate, associate).

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