Crediti commerciali: come analizzarli e come calcolare l’indice di rotazione dei clienti

Da imprenditore saprai quanto è importante tracciare l’andamento della tua azienda non solo attraverso le informazioni che ci dà il bilancio aziendale, ma anche grazie a una serie di indicatori calcolati a partire dai dati di bilancio, come gli indici che monitorano l’andamento dei crediti commerciali.

Gestire efficacemente i crediti commerciali e monitorare l’indice di rotazione dei clienti è una delle attività che portano al successo a lungo termine della tua azienda.

Ci sono molti fattori che concorrono al successo del business (infatti la vita dell’imprenditore non è sempre facile e semplice), se vuoi la mia opinione puoi ascoltare il nostro podcast gratuito direttamente su youtube.

Ma tornando a noi, in questo articolo parleremo e ci concentreremo sulla gestione dei crediti commerciali, a partire da che cosa sono fino ad arrivare al calcolo dell’indice di rotazione dei clienti.

I crediti commerciali rappresentano fondamentalmente il denaro che i clienti devono all’azienda per beni o servizi forniti a credito.

Nonostante siano un‘importante fonte di liquidità per le imprese, possono anche diventare un rischio significativo se non gestiti in modo appropriato.

I numeri di questi crediti sono di fatto un rischio e un’opportunità, in base a come vengono gestiti.

Continua a leggere se vuoi conoscere più a fondo l’analisi dei crediti commerciali, se invece vuoi ricevere consigli personalizzati sulla tua azienda compila il checkup aziendale gratuito qui.

Cosa sono i crediti commerciali?

Iniziamo con lo spiegare che cosa sono i crediti commerciali e quali voci di bilancio rientrano in questa specifica categoria di crediti.

Essi si compongono dell’ammontare di denaro che i clienti devono all’azienda per beni o servizi forniti a credito.

Quando una transazione commerciale avviene a credito, il pagamento viene posticipato a un momento successivo rispetto alla consegna dei beni o alla prestazione dei servizi. 

Fanno parte dei crediti commerciali anche tutte quelle somme di denaro che l’azienda deve ancora ricevere (per cui si è quindi costituito un credito) anche non necessariamente dai clienti.

In base al tipo di attività e agli specifici accordi che l’azienda ha stipulato con gli altri stakeholders, fanno parte dei crediti commerciali tutte le somme di cui l’azienda è creditrice anche se non fanno capo ai clienti.

Nella maggioranza dei casi però i crediti dell’azienda fanno capo ai clienti che hanno già ricevuto la merce ma per cui è stata concordata una dilazione di pagamento.

Infatti sorge un credito nel momento in cui la prestazione da parte dell’azienda viene completata (che sia la vendita di beni o la prestazione di servizi) prima che il pagamento della somma totale sia concluso.

I crediti commerciali si formano quando le aziende estendono un periodo di credito ai loro clienti, che può variare da pochi giorni a mesi.

Durante questo periodo, il cliente ha l’obbligo di pagare il fornitore per gli acquisti effettuati.

Gli esempi comuni includono vendite a credito di merci, servizi professionali forniti senza pagamento immediato e accordi di pagamento posticipato con fornitori e partner commerciali.

I crediti commerciali sono spesso soggetti a termini e condizioni specifici che stabiliscono la data di scadenza del pagamento e possono includere eventuali interessi o penalità per ritardi nei pagamenti.

Questi crediti sono registrati come attività nel bilancio dell’azienda e rappresentano il denaro che l’azienda si aspetta di ricevere dai clienti in un prossimo futuro.

Crediti commerciali: come vengono registrati nel bilancio

La domanda che si pone a questo punto è molto valida: come vengono registrati i crediti commerciali nel bilancio se ancora non sono state incassate le somme? Quale valore va inserito nel bilancio?

Nel bilancio, i crediti commerciali sono inclusi nella sezione degli attivi correnti, poiché si prevede che verranno incassati entro un periodo di tempo relativamente breve, generalmente entro un anno.

Esattamente come funziona per i debiti commerciali, anche i crediti commerciali vanno registrati a bilancio con il loro presunto valore di realizzo.

Cioè va registrato il valore che il cliente deve pagare che, se gli accordi vengono rispettati e non si verificano rettifiche, è riportato in fattura.

Il presunto valore di realizzo (da registrare in bilancio alla voce crediti commerciali) differisce dal valore fatturato in caso di:

  • rettifiche nella fatturazione,
  • resi,
  • perdite per inesigibilità,
  • sconti.

Ricorda sempre che i crediti commerciali corrispondono al valore di realizzo, cioè alla somma di denaro che l’azienda prevede di incassare entro la fine dell’esercizio di cui si sta redigendo il bilancio.

Tra le voci di bilancio esiste anche il fondo di svalutazione crediti che serve per allineare il valore nominale dei crediti commerciali con il valore di realizzo, se il valore di realizzo cala, deve calare anche il valore nominale dei crediti attraverso il fondo di svalutazione.

Il fondo svalutazione crediti?

Il fondo di svalutazione crediti è un argomento che merita un approfondimento ulteriore.

Il fondo di svalutazione crediti, noto anche come fondo di accantonamento per crediti dubbi, è una riserva contabile istituita dall’azienda per affrontare il rischio di insolvenza da parte dei clienti o degli altri debitori.

Questa pratica contabile è finalizzata a proteggere l’azienda dalla potenziale perdita derivante da crediti commerciali non pagati o dubbi sulla solvibilità dei debitori.

L’obiettivo principale del fondo di svalutazione crediti è quello di riflettere in modo realistico e prudente il valore dei crediti commerciali nel bilancio.

Infatti quando l’azienda riconosce che un credito commerciale può essere a rischio di inadempienza, accantona una parte del suo reddito per coprire tale perdita potenziale. 

Questo accantonamento viene registrato come spesa nel conto economico e aumenta il fondo di svalutazione crediti nell’attivo del bilancio.

Il fondo di svalutazione crediti svolge un ruolo importante nel garantire la correttezza dei bilanci e nel fornire una stima più accurata della situazione finanziaria.

La gestione del fondo è a discrezione dell’azienda, l’accantonamento può avvenire:

  • accantonando somme di denaro regolari per mantenere il valore del fondo di svalutazione uguale a una certa percentuale dei crediti commerciali, senza monitorare i singoli clienti,
  • monitorando i singoli clienti e scegliere quanto accantonare in base alla valutazione di inesigibilità di ogni cliente,
  • unendo entrambi i metodi precedenti.

In poche parole, il fondo svalutazione crediti serve per coprire le somme dei crediti commerciali che erano dovute ma non sono state effettivamente incassate.

Analizzare i crediti commerciali

L’analisi dei crediti commerciali parte sempre dal confronto con i valori degli anni precedenti dell’azienda.

Un’analisi può avvenire solo tramite confronto, un numero da solo non ci offre nessuna informazione utile.

Allo stesso modo, possiamo scegliere di confrontare il valore dei nostri crediti commerciali con le aziende che operano nel nostro stesso mercato.

Se la dimensione delle aziende con cui confrontiamo i dati è simile alla nostra, possiamo fare un confronto in numero assoluto (confrontando cioè il valore dei nostri crediti commerciali con quelli delle altre aziende).

Se la dimensione e le caratteristiche sono molto diverse dalle nostre, è meglio confrontare la percentuale dei crediti commerciali, in questo modo si annullano le eventuali discrepanze date dalle dimensioni delle aziende.

L’analisi dei crediti commerciali comporta anche la valutazione della qualità dei crediti presenti nel bilancio dell’azienda.

Si tratta di esaminare attentamente l’elenco dei debitori e identificare eventuali segnali di allarme, come ritardi nei pagamenti, precedenti insolvenze o cambiamenti nelle condizioni finanziarie dei clienti.

Inoltre l’analisi coinvolge l’indagine sulla politica di credito adottata dall’azienda che include la revisione dei termini e delle condizioni di pagamento offerti ai clienti e la valutazione delle procedure per il monitoraggio e la gestione dei crediti scaduti. 

Ultimo, ma non per importanza, anche il calcolo di indici e indicatori funzionali a indagare sulla qualità dei crediti commerciali è di fondamentale importanza.

Gli indicatori più rilevanti sono l’indice di rotazione dei crediti e il DSO.

L’indice di rotazione dei crediti

L’indice di rotazione dei crediti è il primo dei due indicatori che non possono non essere calcolati in fase di valutazione dei crediti commerciali.

Perché?

Perché è l’indice che ci fornisce il numero di volte in cui l’azienda è stata in grado di raccogliere il valore medio dei suoi crediti durante l’anno, cioè il numero di volte in cui il portafoglio clienti si è rinnovato.

Per semplificare possiamo dire che l’indice di rotazione dei crediti esprime il numero di volte, durante l’anno, in cui l’azienda è in grado di incassare i propri crediti commerciali.

Questo indicatore finanziario è prezioso perché permette di valutare l’efficacia della politica di credito e dell’attività di recupero crediti dell’azienda.

Non dimentichiamo poi che, l’analisi dell’indice di rotazione dei crediti, può aiutare a identificare clienti problematici o settori in cui i ritardi nei pagamenti sono più frequenti, consentendo all’azienda di adottare misure correttive adeguate.

Vediamo come calcolare questo indice.

Come si calcola l’indice di rotazione dei crediti?

La formula dell’indice di rotazione dei clienti è molto semplice.

Indice di rotazione dei clienti = ricavi / media dei crediti commerciali.

Il valore dei ricavi (che si trova al numeratore) si può facilmente individuare nel conto economico del bilancio aziendale.

Non è altro che la somma di tutti gli incassi che derivano dall’attività tipica dell’azienda.

Al denominatore invece si trova la media dei crediti commerciali dell’esercizio.

Perché è necessario fare questa media e non prendere semplicemente il valore dei crediti commerciali a fine anno?

Perché i ricavi sono un flusso, i crediti invece sono una grandezza statica, per allineare i due valori è necessario applicare questa ulteriore operazione.

Come si calcola la media dei crediti commerciali?

Si individua il valore dei crediti all’inizio dell’esercizio (dal bilancio di chiusura dell’esercizio precedente), lo si somma al valore dei crediti commerciali alla fine dell’esercizio in questione e si divide semplicemente per due.

Il valore dei crediti commerciali si trova nello stato patrimoniale del bilancio aziendale.

Un alto indice di rotazione dei crediti indica che l’azienda sta raccogliendo i crediti in modo efficiente e rapido, trasformandoli in liquidità per supportare le sue operazioni.

Al contrario, un basso indice potrebbe indicare problemi di riscossione dei debiti e potenziali rischi di inadempienza.

Non c’è però un valore assoluto a cui ambire per l’indice di rotazione clienti.

Le informazioni che ci fornisce questo indice (il numero di volte in cui l’azienda incassa i propri crediti commerciali) può anche essere espresso in giorni.

In questo caso si parla di indice DSO.

Cos’è il DSO?

Il DSO (Days Sales Outstanding) è un altro indice che fornisce le informazioni che ci servono riguardo ai crediti commerciali.

In questo caso però ci si riferisce al numero di giorni che passano tra la costituzione del credito e l’incasso delle somme di denaro relative.

Il DSO è fortemente influenzato dagli accordi di pagamento che l’azienda stipula con i propri clienti o in generale con tutti gli altri debitori.

Il DSO risponde alla domanda: quanti giorni ci vogliono per incassare la fattura dal momento della sua emissione?

Come per l’indice di rotazione dei crediti commerciali, anche per il DSO non è c’è un numero ottimale a cui ambire come risultato del calcolo.

Un DSO elevato può indicare che l’azienda sta estendendo termini di pagamento troppo lunghi ai clienti o può essere il risultato di una politica di credito inadeguata.

Al contrario, un DSO basso suggerisce che l’azienda sta raccogliendo i crediti in modo rapido ed efficiente, contribuendo a migliorare il flusso di cassa e la liquidità.

In generale però un DSO basso significa che i crediti commerciali vengono incassati molto velocemente e che, di conseguenza l’azienda può reinvestire quel denaro nell’attività.

Come si calcola il DSO?

Il DSO calcola il numero di giorni necessari per incassare le somme, su base annua.

La formula è la seguente.

DSO su base annua = 365 x (ricavi / media dei crediti commerciali)

Come possiamo notare, tra parentesi nella formula troviamo l’indice di rotazione dei crediti commerciali.

Ricordiamo sempre che il risultato del DSO preso da solo non è un numero utile per darci le informazioni necessarie per prendere delle decisioni in merito alla negoziazione dei termini di pagamento con i clienti.

Risulta fondamentale confrontare il risultato del DSP con quello degli anni precedenti e con quello delle aziende che operano nel nostro specifico mercato.

Questo perché è la discrepanza di risultato che ci offre l’opportunità di interpretare la nostra capacità di negoziazione e che evidenzia eventuali possibilità di ottimizzazione dei pagamenti da parte dei nostri clienti.

Un DSO più alto di quello dei competitor può significare che la nostra azienda è più brava a negoziare le condizioni di pagamento ed è quindi più veloce ad incassare.

Un DSO più basso della media di settore può invece, al contrario, significare che dobbiamo migliorare il nostro potere contrattuale per migliorare i flussi di cassa.

Abbiamo concluso la nostra analisi sulla gestione dei crediti commerciali dell’azienda evidenziando che cosa sono e soprattutto come monitorarli attraverso gli indici più importanti.

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