Configurazioni di costo: cosa sono e come si calcolano

Le configurazioni di costo sono un metodo fondamentale per comprendere e analizzare in dettaglio come le spese si accumulano all’interno dell’azienda.

Alla base di un business di successo ci sono proprio questo tipo di analisi e c’è anche un imprenditore (o un management) che conosce esattamente come si muovono i costi all’interno dell’attività.

Non è facile avere tutto sotto controllo e sapere esattamente come fare tutte queste rilevazioni, per questo motivo in questo articolo evidenzieremo quali sono i principali centri di costo e, di conseguenza, come individuarli nella tua azienda.

Parte delle attività di responsabilità degli imprenditori è quello di prendere decisioni strategiche che fanno prosperare il business (ne parlo nelle puntate del mio podcast che ti consiglio di andare ad ascoltare).

E quale modo migliore per ottimizzare le spese aumentando le vendite se non conoscendo tutte le configurazioni dei costi dell’azienda?

Le configurazioni di costo prendono in considerazione tutte le tipologie di costo, da quella più direttamente collegata alla produzione fino ad arrivare alla tipologia più indiretta.

Abbiamo suddiviso le configurazioni di costi in quattro categorie principali:

  1. il costo primo,
  2. il costo industriale,
  3. il costo complessivo,
  4. il costo economico-tecnico.

Le categorie iniziano da quella con i costi più diretti alla produzione (costo primo) fino ad arrivare mano a mano alla configurazione che comprende i costi più impliciti e indiretti (costo economico-tecnico).

Se vuoi leggere il significato di ogni configurazione di costo continua a leggere l’articolo, se invece vuoi ricevere gratuitamente consigli personalizzati su come adattare le configurazioni dei costi nella tua azienda, compila il checkup aziendale qui.

Leggi anche: Centri di costo, cosa sono e perché sono importanti

Costo primo

Il costo primo, come abbiamo già accennato, è la configurazione di costo che comprende i costi più diretti della produzione.

Infatti comprende l’insieme di costi direttamente associati alla produzione di un bene o alla fornitura di un servizio.

Il costo primo quindi comprende tutte le spese necessarie per ottenere i materiali grezzi, trasformarli attraverso il processo di produzione e renderli pronti per la distribuzione.

Possiamo ad esempio considerare dentro al costo primo:

  • le materie prime,
  • le lavorazioni esterne,
  • la manodopera diretta.

Tra le configurazioni di costi, quella del costo primo è la più semplice da calcolare perché vengono esclusi tutti i costi non direttamente collegati alla produzione di un particolare bene (oppure alla produzione totale di un reparto).

Il costo primo può essere calcolato per ogni unità prodotta oppure anche sul totale della produzione dell’azienda.

Se vogliamo calcolare il costo primo per ogni unità prodotta basterà dividere il valore di ogni voce di costo diretto (come quelle che abbiamo evidenziato qui sopra) per il numero di unità prodotte.

Se invece vogliamo calcolare il costo primo della produzione di un reparto senza specificare il tipo di prodotto, basterà sommare tutte le voci di costo diretto della produzione.

La configurazione di costo del costo primo viene anche utilizzata per calcolare il margine di contribuzione di una particolare linea di prodotti (o di un reparto).

Basterà sottrarre il valore del costo primo al valore del fatturato per ottenere il margine di contribuzione.

Costo industriale

Tra le configurazioni di costo, il costo industriale è il primo a non considerare soltanto i costi direttamente connessi alla produzione.

Il costo industriale somma infatti tutti i valori del costo primo ai costi indiretti della produzione.

Sono considerati costi indiretti, da comprendere nel calcolo del costo industriale, tutte quelle voci di spesa connesse alla produzione ma non direttamente imputabili a ogni singolo prodotto.

Alcuni esempi di costi compresi nella configurazione di costo del costo industriale sono:

  • le spese per l’energia elettrica,
  • le manutenzioni dei macchinari,
  • gli ammortamenti dei macchinari.

Ma come si fa a imputare alla produzione la giusta proporzione di questi costi?

Attraverso il metodo del direct costing evoluto che ripartisce i costi indiretti (presi direttamente dal bilancio aziendale) in base a un metodo scelto come metodo di ripartizione.

I parametri di ripartizione dei costi indiretti al fine di calcolare il costo industriale possono essere diversi, come:

  1. La manutenzione dei macchinari:
    In questo caso si divide il totale dei costi indiretti per il numero di ore in cui i macchinari sono stati dedicati alla produzione di cui si sta calcolando il costo industriale.
  2. L’ammortamento dei macchinari.
  3. Il consumo dei materiali.
  4. Altri costi indiretti.
    In quest’ultimo caso è bene calcolare la percentuale da attribuire alla linea di produzione di cui si sta calcolando il costo industriale.
    In questo modo è possibile ripartire il costo indiretto totale attribuendo solo la percentuale alla linea di produzione in questione.

Una volta calcolato il valore del costo industriale, sottraendo questa cifra al fatturato si ottiene il margine industriale.

Dividendo questo numero per il numero di unità prodotte possiamo evidenziare il margine industriale unitario attribuito a ogni singolo prodotto.

Potrebbe esserti utile anche questa lettura: Ammanchi di cassa, cosa sono, come gestirli ed evitarli

Costo complessivo

Proseguendo con l’analisi delle configurazioni dei costi, passiamo a calcolare il costo complessivo.

Il costo complessivo fa una selezione dei costi ancora più larga del precedente costo industriale.

Infatti per calcolarlo basta sommare al costo industriale i costi generali non industriali.

Cosa è compreso nei costi generali non industriali?

  • I costi amministrativi,
  • I costi commerciali,
  • I costi finanziari,
  • I costi tributari,
  • Altri costi non industriali.

Questi sono voci di costo ancora più indirette e difficilmente imputabili alle unità prodotte, infatti è necessario attribuire la quota dei costi generali non industriali in base al metodo del full cost.

Per attribuire i costi generali non industriali alle merci prodotte e calcolare il costo complessivo è necessario scegliere un parametro di attribuzione.

I più comuni metodi di ripartizione dei costi sono:

  1. Quanto incide in % la produzione del prodotto sul fatturato totale.
  2. Quanto incidono in % il numero di pezzi venduti di quel prodotto sul fatturato totale.
  3. Quanto incide in % il costo industriale del prodotto sul fatturato totale.

Non c’è un metodo di ripartizione corretto e uno sbagliato, la scelta è a discrezione dell’imprenditore in base all’attività di produzione specifica e al tipo di informazione che stiamo cercando.

Se sottraiamo il costo complessivo al fatturato totale della linea di prodotti su cui stiamo indagando otteniamo il risultato di esercizio del prodotto.

Costo economico-tecnico

Infine, tra le varie configurazioni di costo, c’è il costo economico-tecnico che è il modello che abbraccia più costi indiretti.

Il costo economico-tecnico comprende il totale delle voci di costo del costo complessivo più i costi figurativi.

I costi figurativi sono spese che non vengono considerati nel conto economico del bilancio perché non sono costi reali, ma sono piuttosto costi virtuali che vengono calcolati per prudenza.

Un esempio tipico di costo figurativo, che contribuisce a calcolare il costo economico-tecnico, è il valore commerciale di uno spazio produttivo (come un capannone o uno spazio commerciale).

Tra le diverse configurazioni di costo, il costo economico-tecnico è la categoria più ampia e prudenziale che considera tutti i costi reali e virtuali che l’azienda potrebbe dover sostenere per la produzione delle merci (o di un particolare reparto di esse).

Abbiamo concluso la nostra analisi sulle configurazioni di costo evidenziando le categorie di costi.

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